I MERCATI STORICI
Gli antichi mercati alimentari di Palermo, luoghi di scambio materiale e ideale che custodiscono e tramandano le culture, non solo culinarie, della città: Ballarò, Vucciria, Capo, con le loro voci, i loro colori, la loro vita presente e passata.
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Vucciria
Il primo impianto del mercato potrebbe risalire all’epoca angioina. Un documento del 1299, in epoca aragonese, riporta la denominazione macellum Porte Patitellorum. La Bocceria Grande o macellum magnum, nell’attuale piazza Caracciolo, nel XIV secolo era già il maggiore mercato destinato al macello e alla vendita della carne: quando nel XV secolo il mercato della carne fu spostato nell’odierno mandamento del Monte di Pietà, la Vucciria divenne un grande mercato ortofrutticolo. Essa si chiamò Bocceria Vecchia, per distinguersi dalla Nuova, dedicata ai macelli, e si unì al Garraffello, la logia mercatorum, sede dei mercanti genovesi, pisani e catalani. Il quartiere di Porta Patitelli assunse così l’attuale configurazione di piazza di grascia, aperta a tutti i generi alimentari. Nel 1783 il viceré Caracciolo, cui fu intestata la piazza della Vucciria, arricchì gli spazi del mercato con portici e botteghe in muratura. Oggi il mercato si è ridimensionato, favorendo l’attività, principalmente serale e notturna, di pub e locali anche storici, come nel caso della Taverna Azzurra, e di venditori di street food.
Il Capo
Il mercato del Capo si trova nella parte superiore dell’antico quartiere arabo degli Schiavoni (Harat-as-Saqalibah). Secondo Ibn Hawqal era uno dei cinque quartieri che costituivano il borgo (rabat) fuori le mura. Già nel 1184 Ibn Giubair riferisce del Capo come di un quartiere popolato dai musulmani dediti al commercio. Nel secolo XV il mercato si allargava comprendendo anche i macelli confluiti tra le vie Candelai e la Discesa dei Giovenchi, in seguito alla conversione ortofrutticola della Vucciria. La nuova espansione commerciale comprendeva il vicolo dei Giovenchi e la discesa delle Capre dove transitavano gli animali che venivano condotti al macello; il vicolo dei Sanguinazzai che prendeva il nome dai confezionatori di salsicciotti realizzati con sangue animale; la piazzetta, il vicolo e il cortile dei Caldomai, così denominati per la presenza dei venditori di interiora cotte degli animali, i quarumari. Su questa piazzetta la Confraternita dei Macellai edificava nel 1589 la propria chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie. Il vicolo delle Chianche era infine destinato alle botteghe dei macellai identificate dal ceppo d’albero (chianca) su cui veniva affettata la carne. È ancora oggi un mercato attivo e popolato.
Ballarò
Il mercato di Ballarò, come testimonia il mercante arabo Ibn Hawqal, nacque nel X secolo nell’area delimitata dalla moschea di ‘Ibn Siqlab e il Quartiere Nuovo. Il suo nome, secondo Hawqal, deriverebbe da un villaggio agricolo nei pressi di Baida, Bahara, da cui provenivano le mercanzie. Altra ipotesi riconduce invece il nome al termine arabo Segel-ballareth, sede di fiera. Se un documento d’archivio di fine Duecento riferisce di un macellum Ballaronis, un altro, del 1327, cita la platea pubblica de Ballarò, ovvero un mercato che presentava tutti i generi alimentari. L’aspetto attuale non differisce molto dalla configurazione originaria, e Ballarò rimane il più grande e animato mercato popolare di Palermo.
Riferimenti bibliografici:
Gaetano Basile, Frugando tra i mercati di Palermo. Una foto, una storia, edizione illustrata, Kalós, Palermo 2019
Orietta Sorgi, I mercati e i cibi da strada, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, Palermo 2015
I mercati storici di Palermo nei cunti di Salvo Piparo.
Guarda le anteprime dei video e vieni a trovarci al museo per le versioni integrali
Ballarò
Scopri, attraverso i cunti di Salvo Piparo, il mercato di Ballarò e le sue storie: Giufà e i profumi del Mediterraneo; il banchetto luculliano dei paladini di Francia; il mandarino è sbirro; discorsi di café (Giuseppe Schiera).
Vucciria
Storie e personaggi della Vucciria raccontati da Salvo Piparo: la Vucciria e la sua carne; storia del pistolone; la pasta con le sarde è una genialata; Pietro Fudduni e il tavernaro; il brociolone degli sposi; quel mangione di Polifemo
Capo
Il mercato del Capo raccontato da Salvo Piparo: Italia 1 e gli altri; le goderecce donne di Palermo; Pietro Fudduni e la triglia grossa; Pietro Fudduni e l’uovo; cantata dello sbarazzo.
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