CACIO ALL’ARGENTIERA
Cacio all’argintera
CACIO ALL’ARGENTIERA
Cacio all’argintera
Storia
Il cacio all’argentiera è un piatto tipico palermitano, composto da caciocavallo, aglio, origano e aceto, solitamente servito come antipasto. Si tratta di una ricetta molto semplice, un apripitittu nel quale ingredienti poveri vengono abilmente combinati al fine di creare un gusto e un profumo inebrianti.
Conosciuto in passato anche come cunnigghiu all’argintera, le sue origini vanno ricercate nella cucina popolare. Tale riferimento alla proteina animale, infatti, lo configura come uno di quei casi, abbastanza frequenti nella pratica culinaria tradizionale, in cui la denominazione indica ciò che non c’è, in un gioco di rimandi ai piatti ricchi, cucinati per i ceti più abbienti. Aspirazione, questa, che si esprime anche nell’aneddoto fondativo della ricetta. Si narra che il piatto sia stato creato dalla moglie di un argentiere, nel tentativo di nascondere ai vicini di casa un momento di difficoltà economica familiare: l’odore sprigionato in cottura a bagnomaria dal cacio condito con aglio, origano e due gocce d’aceto era infatti molto simile a quello del coniglio alla cacciatora, pietanza costosa. Il coniglio, mai stato presente tra gli ingredienti della ricetta, viene dunque nominato ed evocato per nobilitarne la preparazione. La veridicità del racconto, tramandato oralmente in forme diverse, non può essere verificata, anche se l’aneddoto si colloca su di uno sfondo sociale plausibile. Gli argentieri che a Palermo abitavano in Vucciria, nella strada a loro intitolata, nell’immaginario comune erano infatti considerati ricchi, in quanto maneggiavano materiali preziosi e avevano il fuoco, dagli elevati costi di mantenimento, sempre acceso. Sebbene la realtà materiale fosse sensibilmente diversa, con gli argentieri costretti a rendere alle committenze anche i ritagli e le limature, e il fuoco servisse loro per ovvie esigenze lavorative, essi erano dunque oggetto d’invidia da parte dei cittadini. Non a caso l’aneddoto fondativo della ricetta fa leva proprio sulla condizione di possibilità della preparazione, ovvero sulla presenza del fuoco per cucinare nelle case degli argentieri e sulla percezione ambigua del loro status economico. Il caciocavallo, protagonista della ricetta, deve essere di prima qualità: un tempo veniva utilizzato quello prodotto con il latte delle vacche cinisare, di forma rettangolare, che per la vicinanza di Cinisi con Palermo era il più accessibile, mentre oggi spesso viene preferito il più diffuso ragusano, d’aspetto simile.
Ricetta
INGREDIENTI (dosi per 4 persone)
- 400 gr caciocavallo
- Olio extravergine d’oliva
- 2 spicchi di aglio
- Aceto bianco
- Origano

Tagliare il caciocavallo in 4 fette da 100 gr circa l’una. Mettere l’olio in padella e soffriggere l’aglio tagliato a fettine (si può lasciare anche intero). Quando l’aglio risulterà dorato, disporre le fette di caciocavallo. Lasciare che queste si colorino da entrambi i lati, quindi sfumare con un cucchiaio di aceto bianco. Aggiungere una spolverata di origano e lasciare cuocere per un paio di minuti. Servire ogni fetta di formaggio con il fondo di cottura